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DI COSA PARLIAMO 

LA LETTURA AD ALTA VOCE IN UN ISTITUTO TECNICO

  • Immagine del redattore: ITINERANTE NEWS
    ITINERANTE NEWS
  • 16 gen 2021
  • Tempo di lettura: 5 min

Quello che mi manca di più della scuola in presenza è l’appuntamento fisso con l’ora di lettura ad alta voce, dedicata a leggere e a parlare di libri, di quelli che abbiamo letto e di quelli da leggere, di quelli che ci sono piaciuti da impazzire e di quelli che abbiamo fatto fatica a terminare. All’inizio di ogni anno scolastico propongo ai miei alunni di concederci questo piccolo regalo. Questo momento, tutto nostro, la lettura ad alta voce, fatta da me in classe. È un momento che ci consente di rilassarci di condividere delle storie, di volare con la fantasia e l’immaginazione. Gli alunni, tutti diversi, reagiscono sempre in modo particolare: alcuni sono curiosi, altri scettici, altri ancora mi confessano che non hanno mai letto interamente un libro e molti affermano che non hanno mai ascoltato fiabe lette dalla voce dei genitori durante l’infanzia. Perché ogni anno creo questo laboratorio di lettura? Perché, secondo me, anche nella scuola superiore, non basta mettere in mano ad un ragazzo un libro e dirgli: “Leggi”. Non può bastare, se le sue esperienze di lettura pregresse non sono state positive, empatiche; se non hanno attivato alcuna mappa neuronale, ma forse la lettura è stata fonte di frustrazione e fatica, e forse proprio per questi motivi molti ragazzi non leggono, non diventeranno mai lettori per la vita, semmai lettori solo per la scuola o per il voto che l’insegnante assegna. Come docenti dovremmo creare per gli studenti esperienze di lettura che formino e facciano crescere lettori autonomi e consapevoli, lettori in grado di scegliere quale libro leggere e di utilizzare strumenti di comprensione profonda. La comprensione, infatti, è sempre un processo e non un prodotto: non deve essere considerata un qualcosa che si ottiene quando si finisce di leggere. La comprensione è un processo, cioè un’attività che deve essere sempre esercitata mentre si legge e deve essere supportata e sostenuta in classe. La lettura non può essere un dovere inflitto per la verifica di comprensione o per acquisire conoscenze lessicali o espressive, ma per creare un dialogo profondo e forte tra il lettore e il libro, fondato su domande aperte e non chiuse, ma domande aperte Cosa ti ricorda questa storia? Hai mai vissuto o pensato una cosa simile? Cosa ti viene in mente guardando queste immagini?

Che parola useresti per descrivere questo personaggio o questa situazione? Cosa faresti tu al suo posto? Che parola o immagine porti a casa dopo questa lettura? Sembrano domande banali ma non è forse vero che la maggior parte delle volte (purtroppo) partiamo dal presupposto che la lettura serva per capire come leggono bene e in fretta, per saper fare il riassunto di un libro, essere interrogati sui particolari più nascosti di una storia. Questo approccio è molto frustrante soprattutto per quegli studenti che non hanno mai letto. I ragazzi hanno bisogno di sentirsi competenti, non di essere schiacciati dal fatto che altri sanno fare di più e meglio! Se leggo per sottolineare il mio sapere come posso essere mediatore? Il mio compito deve essere quello di scegliere libri che cerchino di aumentare il potenziale dell’altro, che lo spronino a migliorare. Questo dovrebbe essere sempre il nostro obiettivo di educatori e mediatori. Inoltre, il libro deve generare dubbi, perplessità ecco perché è necessaria la lettura fatta ad alta voce e condivisa in classe perché mentre si legge ci si interroga sulla lettura, si condividono delle perplessità, delle visioni, delle anticipazioni sulla storia. Leggere ad alta voce in classe non deve avere l’obiettivo di esibire una propria bravura interpretativa, ma di trasmettere una storia, di farla ascoltare e coinvolgere l’uditorio. Il professor Batini dell’Università di Perugia, esperto di didattica della lettura, che ho conosciuto di persona a “Didacta Fiera” a Firenze, mi ha aperto un mondo, poiché ha dimostrato, con dati statistici, dopo un esperimento durato due anni in due classi, che leggere ad alta voce agisce su processi neuronali fondamentali e modifica la capacità di comprensione profonda dei testi. Questa metodologia è vincente perché è altamente inclusiva, facile da attuare e infine consente di ottenere migliori risultati in varie tipologie di prove nazionali Invalsi, Pisa. Non è vero che i ragazzi non leggono, i dati smentiscono questa opinione diffusa, i ragazzi e i bambini sembrano essere appassionati dalle storie che parlino di contemporaneità, poiché sono espressione di un sentire e di un agire più vicino a loro, insomma ci si ritrovano! Il loro mondo è fatto di velocità, di messaggi immediati, di immagini dai colori sgargianti e dagli effetti speciali. I loro eroi, dai nomi a volte impronunciabili, vivono avventure dal ritmo serrato in cui non c’è spazio per i lunghi dialoghi, per le belle descrizioni o per profonde e attente riflessioni. Quando scelgo un libro per il laboratorio di lettura lo scelgo perché vorrei solamente consigliare delle buone storie che un po’ assomiglino ai loro vissuti e che non siano per forza legate a un esplicito intento educativo, inoltre il libro mi deve consentire di trascorrere del tempo piacevole con i miei alunni e dare loro la possibilità di tirar fuori quelle capacità che li renderanno delle persone migliori. Ne consegue che, se l’approccio vuole essere quello di un invito alla lettura, occorre tener conto del tipo di narrazioni a cui questi ragazzi sono venuti a contatto e quindi è facile dedurre che i “classici” frequentemente parlino di un mondo ormai lontano ed incomprensibile per loro. Il classico da un punto di vista lessicale è lontano dai nostri ragazzi e forse e necessario avere la consapevolezza che il “classico” è un punto di arrivo e non di partenza. A volte i ragazzi si confidano e ti chiedono di aiutarli a cercare un libro che parli di qualcosa che stanno vivendo in quel momento, altre volte non ti dicono nulla e tu adulto, che non li conosci bene, rischi di ferirli senza averne minimamente la percezione. Anche nella vita di un giovanissimo ci sono momenti delicati e può essere che desideri e cerchi ciò che sta vivendo, quasi come verifica o conferma di un comune sentire, ma può anche darsi che non abbia nessuna voglia di rivivere sulla carta ciò che tutti i giorni sperimenta sulla propria pelle. In realtà i ragazzi sono in grado di scegliere anche da soli i libri da leggere, non hanno certo bisogno di un supervisore che li guidi, lo scopo dell’adulto attento e aggiornato diventa quello di facilitare un incontro ovvero offrire la possibilità a ciascuno di trovare quella storia che è stata scritta per lui o per lei, perché potesse leggerla proprio in quel momento. Speriamo di poter tornare presto in presenza per continuare con il laboratorio di lettura ad alta voce, per ricreare quel momento, secondo me, didatticamente molto inclusivo, che consente a tutti di sentirsi parte di una comunità che non esclude, ma include e crea lettori non per la scuola ma per la vita.


Prof.ssa Mariantonietta Tedino

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